Breve storia della collezione 1995
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Due parole con Duilio Zanni Quando hai cominciato, e perché? È stato, mi pare, a settembre del 1995. Sono entrato da un falegname con un amico pittore, Lino Marzulli, per aiutarlo a trasportare alcuni grossi telai per i suoi quadri. E lì, in vetrina, ho visto delle piccole tele tonde, i miei famosi “tondi”. Mi è venuta quasi per scherzo l’idea di chiedere a Marzulli di dipingermene una, e allora ne ho comprate alcune. Da lì è cominciato tutto. Infatti, di lì a poco, ho chiesto la stessa cosa ad altri amici pittori che come Marzulli facevano parte della Cooperativa 77, che allora frequentavo assiduamente, da Leddi a Merisi, da Forgioli alla Benedini, e poi Martinelli, Cappelli ecc. Quello che proponevo era un “cambio lavoro”, in pratica un loro tondo dipinto scambiato contro un mio servizio fotografico. Da quel momento in poi, girando per studi e Gallerie, mostravo agli artisti che mi capitava di incontrare la raccolta delle foto dei pittori con in mano le piccole tele tonde che avevano realizzato per me, e offrivo loro lo stesso baratto. Duilio Zanni con Dario Fo a Ravenna Come concretamente scegli gli artisti ai quali chiedi di realizzare il “tondo”? Confesso che non ho mai
guardato troppo da vicino allo stile o al linguaggio. Figurativi,
astratti, nuove ricerche, famosi o giovani promesse… tutti mi interessano. L’unica vera
attenzione la rivolgo al fatto che siano artisti autentici. Diciamo che mi fido soprattutto delle
Gallerie che frequento, nelle quali penso che espongano solo talenti
veri.
E poi devo dire che in parte mi affido anche alle impressioni che ricavo
dal contatto personale con l’artista.
Ci parlo, quasi sempre nel corso di un suo vernissage, mostro
qualche campione della mia collezione, propongo il mio cambio lavoro.
A volte, però, soprattutto in questi ultimi anni, vedo che la
collezione è diventata interessante per se stessa, e qualcuno infatti
mi chiede di accettare un suo tondo anche senza scambiarlo con un
servizio, solo per il gusto di esserci… ...Mi accorgo, del resto, che una parte del successo che la mia idea ha avuto con gli artisti dipende anche dal fatto che ormai, durante le inaugurazioni, ci sono pochissimi fotografi che vanno a scattare. Una volta mi pare proprio che ce ne fossero di più. Oggi (tranne Johnny Ricci, Fabrizio Gargetti, Enrico Cattaneo, Giovanni Molino e qualche altro che incontro spesso alle inaugurazioni) non ce ne sono quasi. Per la verità le mie, rispetto alle loro che sono più “foto d’arte”, sono pensate e volute come una sorta di reportage fotografico, come la semplice cronaca di ciò che accade: scatto sui visitatori, gli amici dell’artista, i passanti, il buffet, la gente che parla… insomma documento l’avvenimento-mostra in sé, con foto che realizzo a sorpresa o in posa, e che poi stampo e regalo all’artista. Il primo manifesto
della Tutto quello che ho
fatto per la mia raccolta, l’ho fatto senza mai pensare al valore
commerciale dell’opera o della “firma”. Quello che mi interessava
e mi interessa è l’artista, l’uomo che sta dietro alla tela.
Quindi l’eventuale valore della collezione assolutamente non mi
riguarda e non mi interessa. Dico sempre che la mia non è ( né mai sarà)
una operazione commerciale, e non può essere altrimenti. Davvero, non hai scelto nessuno degli artisti in base al tuo rapporto con il loro lavoro? In altre parole, c’è tra queste opere qualcuna che ti piace molto più delle altre? Ripeto che la chiave della mia collezione sta più nel rapporto con le Gallerie che frequento che con una mia scelta preventiva degli artisti da invitare. Considero la mia collezione una specie di spaccato dell’arte di oggi, quasi una campionatura, un catalogo di esempi su quanto viene manifestandosi nel campo delle arti figurative in questi anni. Per quello che riguarda il merito della domanda potrei rispondere che per me sono tutti bravi, mi piacciono davvero tutti allo stesso modo. Potrei dire, però, che sono particolarmente contento delle opere degli artisti giovani o giovanissimi. Alcuni tra loro, magari ancora poco conosciuti, mi hanno dato difatti delle opere direi proprio notevoli, che riguardo sempre volentieri, e anche con un certo orgoglio. Duilio Zanni intervistato a Como Ci sono poi alcuni tondi, soprattutto tra i primi che ho raccolto,
eseguiti da maestri diciamo già storicizzati, o magari anche da amici
molto cari che incontro spesso e che frequento abitualmente, alle quali
sono particolarmente affezionato. Ma non fatemi dire quali sono…
Duilio
Zanni in compagnia Oggi hai ormai superato i seicento tondi... È davvero un gran bel numero! Te lo saresti immaginato? Cosa farai in futuro di questo così cospicuo fondo di opere? Diciamo intanto che in questi anni, a mano a mano che la collezione cresceva, ho capito che veniva a rappresentare qualcosa che non è più solo mio, qualcosa che non appartiene più a me soltanto. È invece qualcosa che si completa veramente, che funziona a pieno regime solo quando e se viene vista dal pubblico, quando è a disposizione di tutti, non solo dei miei amici o degli addetti ai lavori. Quando, cioè, ha una visibilità pubblica. O ancora, per usare parole grosse, una funzione sociale, a disposizione dei giovani dei licei artistici o delle Accademie, del pubblico, di tutti. Quindi per ora non so, ma domani vedremo quello che succederà e le idee che eventualmente potranno nascere. Bisogna anche ricordare pensando a un suo destino futuro che, malgrado il numero di opere che la compongono, la collezione in termini puramente fisici è comunque contenuta agevolmente dalle pareti di un appartamento come il mio, cioè non piccolo ma nemmeno smisurato. Voglio dire che, per essere vista in modo ottimale e nella sua totalità, non richiede certo le strutture espositive di una mostra tradizionale o i vasti saloni dei musei.
Studenti in visita alla collezione Torniamo per un momento al tema dell’amicizia. Molti tra gli artisti li hai conosciuti, dicevamo, proprio in occasione di un loro vernissage. Hai ancora rapporti con tutti loro? Lo scambio tondo-fotografie è poi sfociato in un rapporto amichevole con tutti? Con tutti quelli che mi hanno
realizzato un tondo sono rimasto legato da un cordiale rapporto di
lavoro e di scambio. Moltissimi tra loro, infatti, mi chiamano ancora
per fotografare opere appena dipinte, o anche semplicemente per tenermi
al corrente del loro lavoro o per salutarmi. Ma sono numerosissimi
quelli che ho poi imparato ad apprezzare anche come persone e che, da
allora, frequento come amici. Per terminare, una nota personale. Come la tua famiglia ha accolto e vissuto in questi anni l’idea dei tondi? Potrei rispondere che è un tasto delicato! Ma, scherzi a parte, credo che mia moglie e i miei figli abbiano non solo imparato ormai a sopportare con pazienza questa mia passione ma abbiano cominciato, a loro volta, ad interessarsi alla collezione e, in fondo, ad amarla anche loro come una parte della loro vita… (da un'intervista di Giorgio Seveso a Duilio Zanni) |